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Due testimoni di una materia oggi dimenticata: i trattatelli agricoli di Antonio Fontana (1823) e Giorgio Bernasconi (1849)

Oggi l’agricolture non è più una materia scolastica, anche se all’epoca dell’Outdoor education si nota un certo interesse per le attività all’aperto. Può allora destare un certo interesse che nella prima metà dell’Ottocento l’agricoltura faceva parte del curricolo scolastico. Si insegnava, come si insegnavano lettura, scrittura e calcolo. In Ticino di questa importanza della materia testimoniano due manuali. Il primo, il Trattenimento di lettura pei fanciulli di campagna, pubblicato nel 1823, è dell’abate Antonio Fontana, un ticinese che aveva fatto carriera nell’amministrazione scolastica della Lombardia austriaca. Il libretto è un curioso tentativo di coniugare le esigenze del libro di letture con quelle della formazione attraverso una sorta di catechismo agricolo. Anche se il testo non ne fa menzione, si ha la sensazione che è rivolto soprattutto ai bambini delle scuole maschili. Il secondo, del sacerdote Giorgio Bernasconi, si intitola Orticoltura per le scuole ticinesi ed è del 1849. Un piccolo trattatello di orticolotura, rivolto in particolare alle bambine delle scuole elementari, che il testo vuole in tal modo preparare al loro ruolo di future madri di famiglia.

Trattenimento di lettura in pdf

Orticoltura per le scuole ticinesi in pdf

Il Manuale di ginnastica di Emilio Franscini (1864)

Pubblicato dall’editore Colombi a Bellinzona, questo manuale è una precoce fonte di come la ginnastica facesse già parte dell’insegnamento nelle scuole maschili ticinesi. Solo nelle scuole maschili, perché la ginnastica è allora considerata essenzialmente come una forma di addestramento militare (l’origine della ginnastica infatti risale alla Prussia del periodo napoleonico), prevista come tale nella legge scolastica del 1864 (vedi) e regolementata dal Regolamento sull’istruzione militare (vedi). Il manuale del Franscini, corredato anche di illustrazioni, è una testimonianza di quella concezione dell’educazione fisica.

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Decreto esecutivo concernente prestiti d’onore e borse di studio (1961)

Con questo decreto, che nasce in applicazione della legge scolastica del 1958 (vedi), il Canton Ticino intraprende un notevole sforzo sulla via dell’equità nell’accesso all’istruzione superiore. In particolare, è interessante notare come il decreto preveda all’art. 2 che “il gettito annuo complessivo delle tasse di iscrizione alle
scuole secondarie e professionali cantonali, è interamente destinato ai
prestiti d’onore, alle borse di studio e alle borse premio”.

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Un esempio di come la formazione professionale si fa sentire: “Le vie del successo di Brentani/Baer” (1927)

In un certo senso, questo manuale, che il direttore dell’Ufficio della formazione professionale, Luigi Brentani, traduce dal tedesco per metterlo a disposizione del settore delle scuole professionali e della formazione degli apprendisti in Ticino, è il primo documento nel quale veniamo a sapere qualcosa sulla formazione “duale” che pure tanta importanza ha nel nostro sistema educativo. Non a caso, come chiarisce il curatore/traduttore nell’Introduzione, il testo è il risultato di un concorso indetto da una grande azienda in Svizzera tedesca.

Il testo affronta tutte le problematiche cui va incontro il giovane (o la giovane) che vuole imparare un mestiere, dalla ricerca di un posto di tirocinio ai saperi necessari per imparare la professione. Troviamo anche lettere-modello per domande d’impiego e informazioni sull’organizzazione delle formazioni professionali in Ticino tra le due Guerre mondiali.

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Uno strumento intercantonale per l’insegnamento della geografia: l’Atlante per le scuole media (1915)

Con questo strumento entra nel dibattito curricolare in Svizzera italiana un attore diverso: la Conferenza intercantonale dei Direttori della pubblica educazione (CDPE). Non è un caso che l’Atlante, pensato per l’insegnamento nelle tre regioni linguistiche, e quindi come strumento “nazionale”, veda la luce durante il periodo della prima Guerra mondiale.

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L’esistenza di questo strumento non significa però che l’insegnamento delle materie “sensibili” dal punto di vista politico (la storia, la geografica, l’educazione civica) sia diventata in qualche modo di competenza della CDPE o addirittura della Confederazione. (Un’iniziativa parlamentare di quegli anni chiedeva alla Confederazione passi in tal senso ma non ebbe seguito.) Infatti il Canton Ticino aveva sviluppato altri manuali per l’insegnamento della geografia, tra cui possiamo citare due abbastanza vicini cronologicamente all’Atlante della CDPE: il manuale del ginevrino William Rosier, adattato all’uso in italiano da Francesco Gianini (nel 1911); e il “Testo-atlante” di Antonio Galli (1927) dedicato alla geografia svizzera.

Legge istituente l’Ispettorato generale scolastico (1912)

Con questa breve legge le autorità hanno voluto creare una figura, quella dell’Ispettore generale, di cui si avvertiva la necessità in anni di grandi riforme scolastiche: solo pochi giorni dopo questa sarà votata la legge sull’insegnamento professionale, e già in autunno seguiranno regolamenti applicativi come quello del Corso pedagogico (che avrebbe dovuto offrire una formazione culturale più approfondita a chi usciva dalla Scuola normale). Sembra allora indispensabile istituire una figura in grado di dare adeguato supporto all’intero sistema delle formazioni professionali e di cultura generale di quello che oggi chiamiamo il Secondario II. 

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Diverse fonti sulla calligrafia tra Otto- e Novecento

Anche in Svizzera italiana la calligrafia è una materia la cui evoluzione nei curricoli scolastici ci dice molte cose sull’evoluzione della scuola nel contesto della società. Diversi documenti conservati nella Biblioteca del DFA a Locarno lo attestano. Dell’imporsi della cosiddetta scrittura inglese testimonia un libricino di Giovanni Nizzola del 1880.  Dell’importanza dei modelli di calligrafia ottocenteschi e in particolare della calligrafia inglese nella prima parte del Novecento testimoniano un manualetto milanese del 1923 che probabilmente circolava anche in Ticino, ma anche un Quaderno-modello del 1931.

Per un approfondimento sulla questione rinviamo a uno studio di Wolfgang Sahlfeld nella rivista Forumlettura.ch

Norme per l’istituzione, l’ordinamento e il funzionamento delle biblioteche scolastiche (1967)

Redatte dal bibliotecario Pier Riccardo Frigeri su incarico del Dipartimento dell’educazione, queste “norme” sono  qualcosa a metà tra il regolamento e il vademecum. Ricordiamo che a norma della legge scolastica del 1958 (art. 115) “Ogni comune deve possedere una biblioteca scolastica e deve stanziare nel bilancio di ogni anno un credito scolastico”.  Probabilmente il documento va letto anche nel contesto della proliferazione di nuove scuole nel secondario I, con la nascita di numerosi ginnasi in particolare, con la quale si prepara quella che pochi anni dopo sarà la più importante riforma nella storia della scuola ticinese del secondo Novecento: la Scuola media. 

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